Ritorno
alla letteratura. Saggi e testimonianze su Retour à Zanzibar, F.
Proïa e G. Giansante (a cura di), Chieti, Solfanelli, 2011, pp. 328.
Validissimo
omaggio a una delle figure letterarie più importanti del panorama italiano, il
volume Ritorno alla letteratura, a
cura di François Proïa e Gabriella Giansante, edito dalla casa editrice Solfanelli,
rappresenta un’esaustiva e trasversale celebrazione di Retour à Zanzibar di Gabriel-Aldo Bertozzi, primo romanzo del
fondatore dell’Inismo, artista di fama internazionale nonché affermato
letterato e docente di lingua e letteratura francese presso l’Università “G.
d’Annunzio” degli Studi di Chieti-Pescara. Edito nel 2008 dalla parigina
Éditions du Rocher e ripubblicato in seconda edizione l’anno seguente da Le
Serpent à Plumes Éditions, Retour à
Zanzibar viene analizzato e sviscerato in tre approfondite sezioni (Scritti critici, Articoli in facsimile e Omaggi
letterari e artistici dedicati a Retour à Zanzibar), a cui segue un
interessante Dossier iconografico con
foto di vita di Bertozzi e immagini relative ai temi del romanzo stesso. Di
ampio respiro e profonda criticità, ognuna con le proprie peculiarità
specifiche, le suddette sezioni evidenziano gli elementi salienti del romanzo
di Bertozzi, sottolineando i punti di forza, i riferimenti culturali e
l’organizzazione testuale di un’opera in prosa che, difficile da collocare in
un genere letterario ben definito, si configura sin dal principio come un “onniromanzo”.
I numerosi contributi, raccolti in occasione
della conclusione delle manifestazioni per i trent’anni della nascita del
movimento inista e redatti in lingua italiana, francese e inglese, risalgono al
bienno di pubblicazione di Retour à
Zanzibar. Proponendo un’attenta analisi del primo romanzo dello scrittore, da
intendere in tal senso come una summa
di tutte le sue capacità artistiche, letterarie e didattiche (R. M. Palermo, D.
W. Seaman), Ritorno alla letteratura è
infatti un’esaltazione delle profonde conoscenze di Gabriel-Aldo Bertozzi,
perfettamente calate in un testo in cui i richiami letterari, la componente
inista (E. Di Martino) e un’identità artistica quasi pittorica fanno da quadro
d’insieme alla storia concretamente narrata. I rimandi di natura non
propriamente romanzesca abbondano: spunti poetici di vario genere (a Rimbaud,
Apollinaire, Sahfi Adam Sahfi, Baudelaire, Breton), spunti narrativi di tipo mitico-epico
(a Euridice, Orfeo e Icaro), echi teatrali, spunti di stampo pittorico (a Albrecht
Dürer e Botticelli) e l’impiego di tecniche narrative di tipo cinematografico
(R. Fasciani), in cui la vista è il senso di percezione privilegiato attraverso
cui il lettore seguirà la storia di Julius Applemayer alla ricerca della
schiava Noname, sono soltanto alcuni degli elementi rintracciabili nell’opera e
che soltanto un lettore preparato può cogliere e approfondire. Il viaggio a cui
il titolo del romanzo fa chiaramente riferimento è tanto fisico quanto
esistenziale (A. Giampietro): i personaggi che animano la vicenda seguono un
percorso che dall’Africa li conduce in Europa e in tal senso Zanzibar, l’isola
dei Sultani nonché uno dei più importanti centri commerciali del XIX secolo,
rappresenta la prima tappa di un percorso volto allo svisceramento del prorio
io, a un perpetuo spostamento da un estremo all’altro della propria anima. In
questo continuo movimento, Bertozzi riesce a fondere scienza e mito, fede e
ragione in una scrittura che diventa quasi poesia, creando un incessante gioco
linguistico di cui “Noname” è soltanto il primo fra i tanti esempi che l’autore
dissemina continuamente nel proprio testo (M. Genovese, P. Corvino).
I contributi contenuti in Ritorno alla letteratura scandagliano gli elementi di Retour à Zanzibar con dettagliata
precisione, cercando di definirne il corretto genere letterario a cui l’opera
potrebbe ascrisversi. Racconto di viaggio e di avventura, racconto d’amore ed
erotico, racconto filosofico-mitico, racconto fantastico, racconto
autobiografico e d’invenzione (P.-G. de Roux, L. Forestier): in realtà il primo
romanzo di Bertozzi racchiude tutte le caratteristiche di tali generi. Un “onniromanzo”
(D. Iaria, V. Serafini), un ritorno al romanzo complesso e ricco di quell’intertestualità
che Gérard Genette ha definito magistralmente nelle sue Figures. Anche il protagonista dell’opera, Julius Applemayer,
appare come un personaggio eclettico, in continua evoluzione e difficilmente
classificabile nei canonici schemi, un personaggio fra i numerosissimi che si
affacciano nella narrazione, reali o immaginari, storici o sognati, insulsi o
mitici che siano. Molteplici sono anche i segni alchemici e mitici disseminati
nel romanzo (M. Ferrarini, F. Bursin, J. Vebret): in Ritorno alla letteratura sono tutti analizzati con grande accuratezza,
con grande criticità, sottolineando la straordinaria capacità di Bertozzi di
spaziare su più domini culturali, fondendoli in un unico insieme che a una
lettura non attenta può generare un senso di confusione, di caos ma che in
realtà risulta il frutto dell’immensa potenza creatrice di uno studioso tout court (B. Lestang, M. Nuti).
L’eccezionale talento letterario di Bertozzi si
evidenzia anche sul piano formale della scrittura, non soltanto su quello
puramente contenutistico e narrativo (F. Todeschini, R. Guitton): la ricchezza
e la diversità linguistica, l’uso di metafore e la creazione lessicale, il gioco
allusivo dei nomi e dei suoni sono gli elementi fondanti della sua scrittura,
che diventa quasi una poesia in prosa, soprattutto nelle minuzione descrizioni
dei luoghi e dei personaggi.
L’arte narrativa, retorica e poetica di Bertozzi
viene a più riprese sottolineata all’interno di Ritorno alla letteratura: le sue capacità fanno sì che Retour à Zanzibar diventi un effettivo
romanzo di sperimentazione (F. D’Ascenzo, F. Marroni, U. Perolino), in cui si
mescolano tutti i generi letterari esistenti contribuendo alla creazione di
un’opera letteraria che diventa una vera celebrazione dei miti di Bertozzi
stesso. In effetti il percorso iniziatico di Julius Applemayer rappresenta il
pretesto per celebrare i miti letterari dello scrittore, in primis Rimbaud, a cui allude già nel titolo, ma anche a tanti
altri scrittori della letteratura francese e mondiale (fra cui si ricordano
soltanto Apollinaire, Dante, Keats, Lorca e Balzac). Bertozzi attinge a tutta
la sua conoscenza per la scrittura di un romanzo che è il viaggio dell’anima
del protagonista narrato, ma che presto si trasforma in un viaggio esistenziale
del personaggio e del lettore che indubbiamente fruisce di tutti gli stimoli
letterari disseminati nel romanzo (S. Serraiocco, A. Merante).
La continua quête
di Noname (A. Gasbarrini, J. Viola) passa non soltanto per i paesi che Julius
deve percorrere, per i simboli che deve decifrare ma anche per gli odori e i
colori dei luoghi mitici visitati nonché per i personaggi che si incontrano
durante il viaggio: Retour à Zanzibar
è un romanzo dei sensi, un’opera in cui il lettore si perde con piacere tra gli
elementi evocati e la narrazione della vicenda chiave (C. Revol). In tal senso
anche il Dossier iconografico che
conclude il volume è una vera celebrazione dell’amore di Bertozzi per la vita e
per l’arte. Foto del Salon du Livre
di Parigi del 2008 nel giorno della presentazione ufficiale del volume e quelle
dei suoi viaggi si alternano alle immagini che presentano i riferimenti
letterari e culturali evocati nel romanzo, come per esempio Melencolia
I di Albrecht Dürer o Viaggio della regina di Saba di un
anonimo etiope.
Ritorno alla letteratura è una
totale celebrazione dell’arte di Bertozzi (N. Praz, G. Dotoli), della sua
importanza sul panorama internazionale, di cui sono testimonianza i due titoli
conferitigli nel 2007 di Chevalier dans l'Ordre du GRIS e di Officier dans l’Ordre des Palmes
Académiques. Retour à Zanzibar
diventa quindi un fortunato incontro di tutte le doti letterarie del suo autore,
della sua innata capacità di scrivere un primo romanzo con l’esperienza di uno
scrittore maturo, di colui che riesce a tramutare ciò su cui lavora in un
capolavoro. Allo stesso modo Ritorno alla
letteratura è anche la possibilità per molti colleghi di Gabriel-Aldo
Bertozzi, per molti suoi collaboratori e amici di manifestare la loro più
completa riconoscenza a uno studioso, un critico e un artista che ha reso
grande il nome dell’Italia all’estero e che, con grandi doti umane, è riuscito
a trasmettere tanto al pubblico dei suoi quadri e dei suoi scritti. Ed è
proprio Bertozzi stesso a voler condividere in Retour à Zanzibar le sue sensazioni, le sue emozioni con il
lettore:
Je
ne peux pas séparer la lumière des couleurs, avec celle des parfums, de même
que je ne peux séparer la poésie de la peinture, de la musique, de l’architecture,
de l’économie.
Ritorno
alla letteratura, ritorno al romanzo, Retour
à Zanzibar: su questi tre assi si muove l’opera a cura di François Proïa e
Gabriella Giansante, i quali sono riusciti, con grande capacità e scelta
organizzativa, a pubblicare un volume significativo in cui la figura di
Gabriel-Aldo Bertozzi emerge in tutta sua totalità, da fondatore di un
movimento di importanza mondiale a pittore di indubbie doti artistiche, da
docente attento e colto a collega stimolante e disponibile. I curatori,
sperando in un’eventuale traduzione in italiano di Retour à Zanzibar, siglano quindi una raccolta celebrativa di
Bertozzi e dell’Inismo, del suo romanzo e della letteratura francese, della
scrittura e dell’arte, scongiurando la fine della letteratura e la morte del
romanzo, sentenziate dal Surrealismo e dalla pubblicazione dell’Ulisse di James Joyce.
Recensione di Claudio
Grimaldi, in Annali
dell'Università "Orientale" di Napoli